IL GRANDE VINO BIANCO DEL NORD EST D’ITALIA CHE HA PERSO IL SUO NOME
Vogliamo raccontarvi una storia: inizia con c’era una volta, ma non ci sono draghi, cavalieri, fate e tanto meno principesse. Il protagonista è invece un vino. Quindi c’era una volta il Tocai Friulano, un vitigno autoctono a bacca bianca del Friuli-Venezia Giulia, di origini antichissime con testimonianze scritte che risalgono a oltre due secoli fa. Come detto sembra proprio l’incipit di una fiaba, ed in effetti inizia proprio così la storia di un vino che negli anni ha perso il suo nome – o meglio gli è stato tolto.
UN PO’ DI STORIA
C’è da dire che il Tokaj Ungherese come zona vitivinicola e Tokaji come vino hanno entrambi una storia molto più lunga del Friulano. Le prime testimonianze di vitigni nella zona di Tokaj risalgono già al 1100 mentre il vino Tokaji viene fatto risalire al 1700. Durante il diciannovesimo secolo tanti viticoltori presero in “prestito” il nome Tokaj sfruttando la fama del territorio e del vino ungherese. Nel 1877 uno studioso elenco in una sua trattazione, tutte le varietà che sotto il nome Tokaj erano diffuse in diverse zone d’Europa; una su tutte stava prendendo un’autonoma collocazione: si può quindi pensare che all’epoca esistesse un vitigno denominato Tokai, diffuso in provincia di Alessandria e in generale in tutto il Veneto, che dava vini dall’ottima qualità e non riconducibili ad altri.
Nel 1933 la grafia del nome fu cambiata in “Tocai” per evitare appunto la confusione con il vitigno Tokaj ungherese e per evitare equivoci con altre varietà simili coltivate nel resto d’Italia si aggiunse la dicitura “Tocai Friulano”
Grande diffusione ha avuto questo vino in tutta la nostra penisola, poi nel 2003 iniziò la battaglia legale che portò alla cancellazione del nome Tocai Friulano per il vino e poi anche dall’elenco nazionale dei vitigni, sostituito in entrambi i casi dal solo nome Friulano.
Ebbene sì, infatti dalla vendemmia 2008, dopo una sentenza della Corte Costituzionale, questo grande vino bianco del nord est italiano non si può più chiamare Tocai. Strana questione se considerate appunto che stiamo parlando di un vitigno autoctono; il problema di questo cambio di denominazione è riconducibile al fatto che sia troppo simile a quella del tocai ungherese e slovacco, anche se quest’ultimo è un vino ottenuto da un blend di uve Furmint, Hàrzevelu e Muscat lunelu che danno un vino dolce da dessert, mentre il Tocai Friulano è un vino bianco secco.
Tra i motivi per chi l’Ungheria ha vinto questa battaglia enologica trova posto il fatto che il Tokaj ungherese è il vino più famoso della nazione, e inoltre il nome richiama la regione in cui viene prodotto (Tokaj-Hegyalja), mentre il tocai friulano prende il nome dal solo vitigno.
DA DOVE PROVIENE IL VITIGNO DEL FRIULANO
C’è dapprima chi diede per scontato che questo vitigno aveva appunto origini ungheresi, conclusione che si rivelò del tutto sbagliata. Nel 1911 un agronomo per primo notò delle somiglianze tra il Sauvignon e il Tokaj del Veneto, accreditando per la prima volta l’origine francese del vino. Fu solo molti anni dopo, nel 1986, che si notarono somiglianze fra il Sauvignonasse (stesse foglie ma grappolo diverso), e il Tocai Friulano. Dopo approfondite ricerche ed analisi biochimiche e molecolari sul dna delle due verità fu stabilito con certezza che il Tocai Friulano è il Sauvignonasse, vecchio vitigno francese.
MA CHE FINE HA FATTO QUINDI IL VINO CHE NON SI PUO’ PIU’ CHIAMARE TOCAI?
Ovviamente tutti i vigneti e i produttori italiani ci sono ancora e, non senza polemiche e malcontati, si sono dovuti adattare a questa situazione. In Veneto il Tocai, con una contrazione del nome, è divenuto semplicemente Tai, nelle tipologie bianco, rosato e rosso (meno diffuso). Mentre in Friuli si è optato per il solo nome Friulano riferendosi esclusivamente ai vini bianchi.
CARATTERISTICHE ORGANOLETTICHE E ABBINAMENTI
Il buoquet di questo vino è molto ricco e ampio, con spiccate note di fiori, sale, albicocche, miele, note minerali e profumo di mandorle amare. Le erbe aromatiche non mancano e neanche le suggestioni “verdi”, tuttavia è sempre molto delicato nel finale.
Discorso leggermente diverso per il sapore: ha una buona grinta con una pungente sapidità; alcolicità e morbidezza non mancano, donando al vino struttura e rendendolo quindi pieno e corposo.
Solitamente viene vendemmiato le prime due settimane di settembre, è abbasta precoce e assaggiando di chicca si rivelano molto dolci e profumati. Viene raccolto così presto poiché una maturazione eccessiva alzerebbe il livello degli zuccheri facendo aumentare di molto la gradazione alcolica.
Solitamente in commercio si trovano Tocai Friulani salati e beverini, non troppo complessi, che vengono gustati dopo 3 o 4 anni dalla vendemmia. La tendenza di molti vignaioli è però quella di puntare sulle doti di potenza e struttura di questo vino, facendo affinare il Friulano in legno per sviluppare note burrose e farlo evolve con toni e sfaccettature più mature.
Negli anni è divenuto nelle sue zone il classico tajut (bicchiere di vino) da bere in compagnia.
Per gli abbinamenti siamo di fronte ad un bianco veramente versatile: via libera ad antipasti, pesce, primi piatti vegetariani, carni bianche ed è ottimo anche con il prosciutto crudo e non solo, anche crostacei e cucina thai. Provatelo con un delizioso curry di pollo.
IL NOSTRO CONSIGLIO
Ora, se doveste mai imbattervi in qualcuno che vi propone un Tai o un Friulano, ricordatevi che non state bevendo un bianco qualsiasi, magari alla moda, ma un vino importante, con una storia particolare, un vino che resta ben saldo al suo territorio e che è sinonimo di tradizione e identità regionale.
Proprio per queste ragioni vogliamo presentarvi il Friulano della cantina La Buse dal Lof (la tana del lupo in dialetto friulano), la piena espressione di una filosofia produttiva sostenibile ed etica. Una fantastica azienda biologica a conduzione familiare con oltre 25 ettari di vigneto tutti entro il comune di Prepotto, rinomata zona di produzione di vini.
Il Friulano che vi proponiamo ha un colore giallo paglierino brillante con profumi floreali di fiori di acacia, ginestra, sambuco, frutta a polpa bianca e un finale mandorlato e persistente. Il gusto è caldo, fine e sapido. Da abbinare ad antipasti, primi piatti leggeri, carni bianche e formaggi freschi.
Io credo che tutte le uve siano fantastiche, a me da un senso di sollievo dell’anima ammirare la bellezza dei vignetti in tutte le stagioni, anche nel grigio dell’inverno li portici ed ad ogni stagione dedico la grande musica 🎶 di Vivaldi, perl’apunto le 4 stagioni
La vendemmia per me è IDILIACA.
UN Amore per L’anima..
Grazie per il bel commento Fabio. Concordo, quei paesaggi sono di grande ispirazione.