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Cosa sono i solfiti?
I solfiti sono un composto di ossigeno e zolfo e si possono trovare in varie forme, tra cui le più usate sono: anidride solforosa, bisolfito di potassio, bisolfito di sodio. Si possono trovare in diversi alimenti, alcuni dei quali li generano naturalmente, come nel caso del vino, oppure sono aggiunti come additivi in funzione di antiossidanti. L’ossidazione è un processo che negli alimenti si verifica con l’esposizione all’aria, e ne comporta il decadimento delle sostanze nutritive, oltre che una variazione del gusto e del colore.
Vini senza solfiti aggiunti? Certo che si può!
Bisogna rassicurare i più scettici che produrre dei vini senza l’aggiunta di solfiti sia possibile. Sicuramente non è cosa facile realizzarli perché richiede una buona dose di pazienza, metodo, ricerca e perfezionamento continuo, ma alla lunga questo tipo di attitudine viene ripagata dall’unicità del vino prodotto data da sensori olfattivi e gustativi molto particolari e genuini.
Si parte sempre dalla vigna, dove la natura va curata e custodita minuziosamente, evitando ovviamente l’utilizzo di prodotti chimici.
Le basi di partenza per una vinificazione senza solfiti aggiunti si mettono con un’uva sanissima e matura al punto giusto rigorosamente da agricoltura biologica o biodinamica e coltivazione non intensiva.
Per i vini bianchi è importante il tenore di acidità, per i rossi la concentrazione di polifenoli (tannini soprattutto) che operano da protezione contro l’ossidazione.
Durante le fasi di vinificazione ed affinamento bisogna prestare particolare attenzione a come si evolve il vino, ma solo con l’esperienza e i tentativi si arriverà ad un buon risultato.
La definizione di vino senza solfiti aggiunti avviene quando la quantità di solfito è inferiore a 10 milligrammi di solfiti per litro. Ma diverse sono le cantine che li hanno eliminati totalmente.